Quando la lingua esita, si incespica, è lì che si annida un senso non racchiudibile in una parola… qualcosa che si intravede, ma che si sottrae alla luce chiara di una definizione.
Alle volte vorrei che le mie frasi scorressero più fluide, meno incerte, però questa cautela che mi impone un rallentamento è il mio modo di provare ad aver cura delle parole, di quelle sfumature sottili, che sarebbe fuorviante bollare come sottigliezze.
La cautela racchiude al suo interno l’idea dello sguardo, con tutto il ventaglio delle sue declinazioni. Me le immagino situate lungo un continuum; se la paura di chi cammina guardingo sulle uova e la diffidenza di chi si guarda le spalle sono il riflesso di una polarità, sull’altro versante ritrovo lo sguardo attento e disponibile di chi accetta di rallentare.
Rallentare per riuscire a sentire, mentre le maglie della realtà si dilatano, rivelando un senso che non sta tanto dietro ma dentro. “Tra”.
Perché tutto questo non si traduca in un esercizio intellettuale, occorre entrare in questo processo tutti interi.
Abbiamo bisogno del corpo, di sentirlo a partire dal respiro, e di com-prenderlo nel pensiero.
Abbiamo bisogno -parafrasando l’ultimo film di Sorrentino- di non disunirci, altrimenti il pensiero si fa fumoso e smarrisce consistenza.
Quando ripenso alle prime lezioni di Psicologia Clinica con Renzo Carli, mi torna in mente la premessa da cui tutto il mio percorso formativo è partito: la sospensione dell’azione quale condizione irrinunciabile perché possa dispiegarsi un pensiero sull’azione stessa.
Oggi, ciò che trovo importante portare in figura di questa premessa è un elemento solitamente lasciato sullo sfondo: se non ci fermiamo e accettiamo di re-stare, ancor prima del pensiero, quello che bypassiamo è proprio la possibilità di sentire.
In questi nostri tempi tanto caratterizzati dalla velocità, non sembra esserci molto spazio per gli aspetti che qui ho provato a tratteggiare.
Lo spazio della psicoterapia diviene allora per me quello spazio altro dove provare a fermarmi e tenere nella mente e nel cuore un’idea di interezza, connessione tra le parti, io per prima come terapeuta.
La sospensione dell’azione è una postura non solo mentale.